Youmark

Assocom: è il momento della ristrutturazione. Due mesi per varare la nuova governance, in nome della flessibilità, entro sei la nomina del nuovo presidente. Chiamando in causa la responsabilità di tutti. Un’associazione di settore, infatti, è necessaria e sino a che questa sarà l’unica la si difende a spada tratta. Defezioni nonostante, che si spera ci ripensino alla luce del cambiamento

Obiettivo dei legali e operativi rappresentanti Assocom Enrico Gasperini e Peter Grosser (ascoltali al microfono di youmark, ieri in occasione dell’incontro stampa dai medesimi voluto) sarà dunque quello di ristrutturare l’esistente, avendo sei mesi di attività per riuscirci (si mette mano alla governance, che sarà presentata al massimo tra due mesi, per garantire maggiore velocità decisionale e snellezza, dunque efficienza e tra l’altro si dice che la spending review abbia già portato i suoi frutti) ma anche revisione del meccanismo di quantificazione del fee d’acceso, che ora va dai 2500 ai 40.000 euro, relativamente al giro d’affari del soggetto in questione (ricordando che già la presidenza Masi aveva pensato a ritoccare la cifra al ribasso. A proposito, vi rammentate anche gli Stati Generali dal medesimo voluti? Era il 2010).

Guardando alla rappresentatività, alla lobby, quale necessità prima dell’azione associativa. Quindi, spostando l’asse delle priorità, che nella precedente  presidenza Costa si focalizzarono maggiormente nei servizi, riassunti nel ‘mantra’ formazione, informazione e consulenza. Ma, complici la crisi e la disparità nella necessità dei servizi medesimi da parte di grandi e medie realtà, oggi è prioritario difendere gli interessi comuni, con le consulte a cedere il passo di fronte a una realtà del mercato della comunicazione che parla ormai un’altra lingua e che ha maggior bisogno di organizzarsi attorno a grandi temi condivisi. Tra cui, ad esempio, la tutela del lavoro intellettuale. Ma anche la remunerazione. E pure le gare. Così come l’etica, anche quella da pretendere dai clienti.

Ovvio che per il successo dell’intento è necessario che tutti collaborino. No a chi se ne lava le mani. Perché se la crisi c’entra sulla situazione che il comparto sta subendo, una buona dose di colpa l’hanno pure le agenzie che avrebbero dovuto già da tempo difendere il loro mestiere, tutte assieme, con spirito di corpo. Tanto che si  auspica ci ripensino anche le defezioni, attuali e potenziali. Fuori discussione, insomma, che un’associazione di settore sia necessaria, tanto che, se il progetto Assocom fallisse, si auspica la nascita di un nuovo soggetto capace di vestire l’era contemporanea garantendo soddisfazione agli interessi di tutti, per quanto arduo appaia il compito alla luce delle diversità tra i diversi attori di questo mercato.

Entrando nel dettaglio operativo, comunque, appena trovato accordo sulla nuova governance, i progetti da lanciare sarebbero lo studio di settore, per verificare a cinque anni di distanza dalla stesura del Libro Bianco della Comunicazione, voluta dall’allora presidente AssoComunicazione Marco Testa, lo stato del mercato (tra l’altro anche nel programma di Costa l’intento era contemplato) e la definizione di un progetto proprietario di riforma del sistema delle Audi (sembra che Assocom ne abbia già uno pronto nel cassetto, ma di cui nulla trapela).